Archive del 2024

Imparare tante cose e stringere amicizia con la montagna

sabato, 28 Dicembre 2024

L’inverno arido trasforma cime minori, normalmente ignorate in estate, in spazi di grande bellezza, dove tutto quello che si ascolta e attraversa si fa interessante.

E’ un piccolo viaggio lontani dal fondovalle invaso dall’ombra, utile ad imparare a conoscere tante cose e stringere amicizia con la montagna.

Un’occasione per uscire da perimetri noti e fare incontri inattesi con aquile e camosci.

Qui è difficile ignorare il mondo attorno, con creste, luce e dirupi che alimentano i pensieri.

Restare in ascolto della montagna

venerdì, 1 Novembre 2024

Scaliamo attraverso il consueto caos geologico della Valmalenco, avvolti dalla speciale luce incisa dell’autunno. Due gipeti sfiorano la cresta sopra le nostre teste e alcune pernici si tuffano in volo verso il versante ombroso. Completata la muta, sono del colore sbagliato per mimetizzarsi tra rocce scure e pascoli secchi. La neve compare solo oltre i 3000 metri.

Di nuovo è un piccolo privilegio essere soli ad ascoltare la montagna, senza file, né orologi a scandire il ritmo della salita.

Geo ascensione, la memoria perduta della pietra ollare

lunedì, 21 Ottobre 2024

Risaliamo il grande conoide di detrito ricoperto di larici in fiamme.

Raggiunto l’alberello bonsai che cresce alla quota più alta, tra sassaie rugginose, miriamo a un canale ascendente che porta dentro la montagna.

Seguiamo i frammenti di preda soprafina caduti dall’alto, tra cenge e piccoli salti di roccia, trasportati dalle valanghe.

La pietra si riconosce per via del colore verde uniforme, la tessitura fine, oltre ad essere tenera e facilmente erodibile. A volte conserva ancora i segni dell’asisc, il piccone a due punte con cui veniva estratto a mano dalle pareti il ciapùn, il grosso frammento di roccia poi lavorato al tornio per ricavarne olle (levéc’) in pietra ollare.

Dopo qualche passo d’arrampicata troviamo lo stretto filone di pietra incassato tra le serpentiniti, inseguito fino quassù dagli antichi minatori alla ricerca della pietra migliore, quella soprafina!

A 2500m si incontrano le prime strette cavità (trone), dove il filone è stato completamente rimosso nel corso dei secoli.

Si tratta di piccoli spazi angusti, dove al lume dei pini silvestri, uomini a carponi intagliavano e portavano all’esterno blocchi a forma tronco conica di cloritoscisto, del peso da 40 Kg fino al quintale. Sulle pareti numerose incisioni riportano date e nomi, la più antica 1560!

Una piccola sorgente allaga il fondo, è la riserva d’acqua per chi lavorava quassù.

Raggiungiamo l’aquilone di pietra, con la nebbia che invade il fondovalle sembra ancor di più in bilico, sospeso sull’abisso.

Riposiamo in silenzio, accucciati, a picco sulla Còsta di Crásc (dei gracchi alpini), osserviamo in basso i cordoni e i lobi caotici di uno dei più grandi rock glacier relitti di Lombardia, prima di reimmergerci nelle brume di questa speciale giornata d’autunno.

Grazie e Paolo per le foto e a Silvio per il cafè del pignatin offerto nella sua baita al Giümélin.

Alpi Orobie Occidentali, Pizzo Varrone via degli inglesi

lunedì, 30 Settembre 2024

Archeologia orobica.

Secondo i canoni estetici odierni la scalata migliore si trova su pareti solide e solari.

Un po’ come il concetto di bellezza che rincorre corpi alti, snelli, la pelle liscia e gli addominali scolpiti.

Eppure una buona autostima, percezione si sé e allenamento per trarsi d’impaccio di fronte agli imprevisti, si trova anche affrontando, di tanto in tanto, pareti oscure e itinerari dimenticati…

Un canale di muschi e detrito ci porta alla base della parete ombrosa d’arenaria e conglomerato violaceo, la grandine del giorno prima occupa ogni ripiano e non accenna a fondere per tutto il giorno.

Saliamo per tre lunghezze di corda l’ampia fessura che porta dritti in vetta, ai confini dei domini della Serenissima, del ducato di Milano e delle Tre Leghe.

Tra le nuvole, nella luce radente dell’autunno, si vede la pianura, il Resegone e la Grignetta da un’insolita prospettiva, il Rosa, le Retiche tutte…

Poi traversiamo per rocce rotte, canali ed erbe verticali ad un approdo sicuro, seguendo i giovani stambecchi, stupendoci dello spirito esplorativo dei primi salitori inglesi della parete nel 1903!

Grazie a Guglielmo per aver indicato la via!

Alpinismo “last minute”

lunedì, 16 Settembre 2024

Nel linguaggio del turismo le offerte dell’ultimo minuto, di biglietti o pacchetti di viaggio poco prima della partenza prevista, e quindi ceduti a prezzo più basso, sono in voga da decenni. Il termine “last minute” è comparso negli Stati Uniti negli anni ’30, in un’agenzia di voli aerei, per piazzare i posti a sedere invenduti…

Se per un biglietto aereo o una camera d’albergo a prezzo ridotto è possibile cogliere l’opportunità del viaggio “improvvisato”, affrontare la corsa contro il tempo per salire in cima alle montagne può essere un po’ più complicato.

L’alpinista è viaggiatore, non turista, ogni salita parte da lontano, richiede tempo, immaginazione, calma e attenzione.

Comprare (o vendere) la salita “last minute”, con il desiderio di fare l’affare, come in un qualsiasi emporio on-line, non fa che relegare l’alpinismo in una misera forma di intrattenimento, come una merce da confezionare e vendere.

Angoli sterminati, splendidi e feroci

martedì, 20 Agosto 2024

La pioggia fine non accenna a diminuire, presto abbandoniamo l’idea di attaccare la via ed esploriamo il sistema di cenge, rocce rotte e canali che tagliano la parete per portarsi sul ghiacciaio superiore.

Se esistono ancora dei luoghi selvaggi sulle Alpi corrispondono a questi dimenticati territori di confine, che sopravvivono incuranti della presenza umana. Angoli sterminati, splendidi e feroci, dove la mente corre e la paura non sempre si riposa. Grazie Andrea per le foto!

Il vecchio topo di roccia del Monte Analogo

domenica, 18 Agosto 2024

“Tutto il fianco della montagna, che non era ancora tagliato dalla grande cascata, crollava, scoppiava, precipitava in valanghe di pietra e di fango. […] Per molti giorni le frane, gli scaturimenti di acqua e di fango, gli smottamenti si succedettero, e noi eravamo bloccati. […] Il vecchio topo che avevo ucciso si nutriva prevalentemente di una specie di vespa che abbondava in quel luogo. Ma, soprattutto alla sua età, un topo di roccia non è abbastanza agile per prendere le vespe al volo; così mangiava soltanto quelle malate e deboli che si trascinavano per terra e volavano con difficoltà. In questo modo, distruggeva le vespe portatrici di tare o di germi che, per eredità o per contagio, avrebbero diffuso, senza il suo intervento inconsapevole, numerose malattie nelle colonie di questi insetti. Morto il topo, queste malattie si propagarono rapidamente e, la primavera seguente, non c’erano quasi più vespe in tutta la regione. Ora queste vespe succhiando i fiori, assicuravano la loro fecondazione. Senza di loro, una quantità di piante che hanno molta importanza nella fissazione dei terreni mobili,”

Ultima pagina del manoscritto incompiuto del Monte Analogo di R.D.

Festa delle guide

giovedì, 8 Agosto 2024

La guida alpina è (dovrebbe essere?) anzitutto un mediatore culturale, l’interprete di un mondo naturale incerto e variabile come quello delle alte montagne.

Ancor prima che un esperto di tecniche e materiali funzionali alla scalata, la guida è un conoscitore dei luoghi alti.

Può essere un atleta ammirevole, ma è soprattutto un educatore, intenditore di cose elementari per la vita e del rapporto con la Terra.

Ancora credo che i rapporti umani, la ricerca dell’equilibro del corpo e della mente siano le fondamenta della professione.

A fronte di mille spunti evocativi ben più calzanti, da presentare con orgoglio, la scelta di mettere una teleferica umana per illustrare la locandina della “festa delle guide” della Lombardia colpisce per il suo messaggio banalizzante, da giostrai.

Così non trovo nulla da festeggiare.

Roccia, ghiaccio e luce

martedì, 6 Agosto 2024

Senza nessuno intorno il ritmo della salita si accorda perfettamente con il proprio respiro e con la roccia.

Saliamo con regolarità, senza strappi, lungo la cresta che sovrasta il ghiacciaio, circondati da una luce sempre più pura e brillante.

Non occorrono tante parole per intendersi, siamo troppo impegnati ad osservare i colori sensazionali della nostra scalata.

Tutto questo svanirebbe all’istante se arrivassimo quassù trasportati senza alcuna fatica, senza dubbi o qualche incertezza o accodati lungo una fila arrembante.

Geo ascensione di frontiera

mercoledì, 31 Luglio 2024

Il vento soffia teso da settentrione mentre percorriamo la cresta di confine.

Lungo questa esile frontiera, d’alpinismo archeologico, ogni volta che spostiamo lo sguardo cambia la luce e l’orizzonte, dal verde altopiano a Nord, alle valli inondate dal sole italico a Sud.

Ogni tanto ci spostiamo di poco dal crinale per trovare riparo dal vento, pochi metri che determinano il viaggio dell’acqua che precipita quassù: un passo a Sud va a finire nel bacino Adda-Po e quindi nel Mediterraneo, un passo a Nord nel bacino Inn-Danubio, sino al Mar Nero. Acqua che andrà a bagnare rispettivamente le coste dell’Africa e dell’Asia.

Scaliamo lungo la linea immaginaria che unisce i punti più elevati che separano geografie assai differenti, ma soprattutto afferriamo una miriade di appigli di rocce diverse: serpentine, gneiss, scisti e marmi, che si succedono in un caleidoscopio infinito di forme e colori.