Un non manifesto in divenire, aperto a tutti, a chi desidera aver cura e prendersi cura, mentre ci muoviamo tra le rupi.
Domenica 5 maggio, nell’ambito del Film Festival di Trento ho partecipato all’evento promosso dal Gism – Gruppo italiano scrittori di montagna dal titolo: “la Montagna non può attendere”.
L’incontro, coordinato dal Presidente del Gism Marco Blatto, con la partecipazione di Luigi Casanova, presidente di Mountain Wilderness, dei colleghi Sergio Rosi, Luca Vallata e della scrittrice e forestale Paola Favero, è stato occasione per esplorare la crisi climatica in atto, le connessioni con il nostro muoversi per pareti e ghiacciai e la trasformazione spinta della montagna, non solo in senso fisico, ma in un crescente oggetto di consumo.
Nella prestigiosa cornice del Palazzo Benvenuti ho raccontato il NON MANIFESTO delle GUIDE sottosopra.
PER DOVERE DI INFORMAZIONE VERSO I COMPAGNI DI CORDATA VECCHI E NUOVI
Disorientati da cliché stantii e resistenti, superomismo, feticismo tecnico e progressivo distacco dalla natura, facili prede dei supermarket digitali, trasformati in mero prodotto d’esperienza “adrenalinica”, accerchiati dall’insana necessità di ostentare ad ogni costo, frastornati dall’ossessione per la sicurezza, sempre più affidata a strumenti, regole e procedure… e per questo inattuabile nei contesti indefiniti e variabili come gli ambienti selvaggi…
LE GUIDE SOTTO (SOPRA)
RIBADISCONO che l’alta montagna è uno degli ultimi luoghi di libertà rimasti nel quale si pregiano di facilitare l’esperienza di esplorare, conoscere, crescere e rigenerarsi attraverso il contatto diretto e sensibile con l’ambiente naturale, con un reale apprezzamento dei luoghi attraversati, dove le energie si sprigionano liberamente, favorendo la percezione e la consapevolezza di quel che accade.
FAVORISCONO la frequentazione consapevole della montagna come un toccasana contro gli aspetti disorientanti di un mondo che corre, spesso senza limiti.
PROPUGNANO la comprensione estesa di quel che accade, per comprendere i luoghi, la loro identità, arrivando a cogliere non solo pochi istanti come un bel panorama o la foto di vetta da “postare”, ma estendendo la comprensione di quel che accade e ci circonda nel tempo, andando oltre la ricerca d’avventura e del fitness svolti entro scenari gradevoli.
SOSTENGONO l’auto-responsabilità e l’auto-protezione come miglior strumento per muoversi entro i luoghi selvaggi.
PROMUOVONO l’utilizzo di mezzi i più semplici possibili, per render l’esperienza ancor più ricca e avventurosa anche su terreni non difficili.
AMMETTONO il valore del senso del limite e della rinuncia prediligendo la QUALITA’ dell’esperienza DOVE l’avventura si svolge nell’avvenire, nella sua incertezza, grande e piccola, non è gioco e non è serietà, sta nell’istante imprevedibile che viene, si trova su grandi pareti ma anche in un semplice bosco o sentiero dimenticato.
RIFUGGONO vacue linee guida e procedure che tentano di inquadrare ciò che non può esserlo (la Natura), la riproduzione in serie e il banale consumo d’esperienze.
TENGONO A MARCARE la propria modalità di vivere la professione per ritrovare se stessi, per respirare liberamente (no paesaggi mozzafiato!!!), per evitare condizionamenti e sensazioni superficiali.
COME RICONOSCERE LE GUIDE SOTTO(SOPRA)? dal distintivo appuntato alla rovescia…