Le parole sono importanti.
Bastano pochi clic e attraverso vari dizionari on line mi appare sullo schermo una successione di definizioni e significati del termine “sicurezza” e “sicuro”.
“Condizione oggettiva esente da pericoli, o garantita contro eventuali pericoli”.
“Il fatto di essere sicuro, come condizione che rende e fa sentire di essere esente da pericoli”.
“Condizione di chi, di ciò che è esente da pericoli o protetto contro possibili pericoli”.
“La sicurezza (dal latino “sine cura”: senza preoccupazione) può essere definita come la conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati”.
“Di luogo o di cosa che non presenta pericolo, dubbi, difficoltà”.
Tutti sappiamo che in montagna è impossibile rimuovere il pericolo.
Cadute, scivolate, scariche di pietre, valanghe, frane, tempeste e bufere, sono una condizione intrinseca del muoversi in natura. Non esiste alcuna possibilità di rimozione del pericolo, che permane, indipendentemente dall’esperienza e bravura di ogni frequentatore della montagna.
Allo stesso modo i dubbi e le difficoltà, seppure in misura variabile e personale, sono una presenza costante di ogni scalata o semplice escursione.
Come è noto la capacità di muoversi in sintonia con gli ambienti attraversati consente di percepire la tipologia e densità dei pericoli presenti e predisporsi ai rischi conseguenti, con l’adozione di idonei comportamenti, ricorrendo alle migliori tecniche, all’allenamento, equipaggiamento e ai materiali più indicati.
Rischi che in tal modo andranno ad essere “gestiti”, con la consapevolezza che mai si potranno ridurre a zero.
Proporre attività “sicure” in montagna è qualcosa di irrealizzabile così come promettere di frequentare la montagna in “sicurezza”.
Potremmo più correttamente limitarci a far vivere la montagna richiamandosi all’ intelligente cautela, al rispetto dei pericoli e pure al prepararsi alle cose che potrebbero andar male.
Per questo è da preferire in ogni caso l’utilizzo del termine “protezione”, ovvero l’attività di chi difende, aiuta o favorisce in varî modi qualcun altro e se stessi, che non ha il fine della sicurezza (irrealizzabile) ma dell’aiuto a governare i pericoli che restano tali e non possono essere eliminati.