La selvaticità è lo stato della completa consapevolezza

L’aver sollevato l’attenzione con il post precedente mi incoraggia ad indugiare sul tema. “La selvaticità (wildness) è lo stato della completa consapevolezza” scrive Dolores LaChapelle (citando il poeta, taglialegna e ranger del Nord Ovest degli USA Gary Snyder) nel suo libro manifesto “Polvere profonda”, un riferimento irrinunciabile per chi scivola fuoripista e più in generale chi si muove in ambienti naturali dai pericoli non sempre noti e rischi difficilmente valutabili, ma che anche valutati sono riducibili solo in parte attraverso abilità tecniche o attrezzature.

Perché quindi la “selvaticità” non è al primo posto nella lista dei pensieri e propositi della gran parte dei frequentatori della neve d’inverno? Perché non compare nei decaloghi “neve sicura”, pubblicità, safety camp, educational, safety app e tutto il resto? I commenti a volte anche irritati, che mi accusano senza mezzi termini quasi di eresia, evidenziano un prevalente rifugio nella regola, un’intossicazione dalle idee, anziché ampliare lo sguardo al più ampio sviluppo di “consapevolezze” e della “capacità di scelta nell’incertezza”.

E’ il prevalere della dimensione razionale, ma molte volte la scienza non può dare le risposte che la gente chiede. Abbiamo troppa fiducia nella scienza e non so se sia un bene o un male, forse dobbiamo tutti noi imparare a essere più responsabili, ad autoproteggerci. Questo significa attivare prima di ogni cosa il recupero di una identità corporea, del valore dell’ascolto, della relazione con l’ambiente che ci circonda come principio delle cose. Mi pare invece palese che l’attenzione prevalente si indirizza alla “quantità” delle cose, al numero di “run”, ai “gingilli tecnologici” di ultima generazione, alla fascinazione dell’ultimo “teaser hd ski freeride” e all’equipaggiamento suggerito dalla pubblicità. Come fare allora? E tremendamente difficile dare una risposta certa, so solo che è un percorso lungo e faticoso e che comunque non consente di azzerare completamente il rischio residuo.

La neve è un enigma, per cavalcarla bisogna provare a sentirla. Accedere a se stessi prima che alle tecniche, all’abilità motoria, alle tabelle di allenamento permette di riconoscere quale percorso di avvicinamento può legarsi ad ognuno di noi.

E qui i maestri d’alpinismo, inconsciamente assai ricchi nella loro “selvaticità” potrebbero attingere a piene mani, se solo riuscissero, almeno per un poco,  a ridimensionare l’aspetto tecnico-materiale della faccenda…

 

 

2 Commenti a “La selvaticità è lo stato della completa consapevolezza”

  1. lorenzo merlo ha detto:

    Per chi è interessato a riconoscere quanto non stiamo tenendo in considerazione e quanto questo possa invece tornare funzionale alla sicurezza e al nostro benessere autentico: http://www.victoryproject.net/upload/articoli/743161849.pdf

  2. luca ha detto:

    così è scritto bene, forse sono le “pillole” che funzionano poco, meglio due parole in più

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