In alto la neve è’ leggera, priva d’umidità e non riusciamo a farne palle di neve, poggia su un fondo più compatto, l’ideale per scivolare fuori dai percorsi battuti. Poche decine di metri più a valle il pendio, in pieno sole, si fa più ripido e l’incidenza diretta dei raggi ha già trasformato i cristalli superficiali in una sottile crosta, non ancora fastidiosa, ma che richiede decisione e velocità per cambiare direzione e guidare gli sci. E’ ancora presto, l’aria è frizzante, ma fra un paio d’ore i pendii più ripidi riscaldati dal sole perderanno coesione e già si colgono le prime avvisaglie delle piccole slavine a forma di pera che man mano confluiranno dai pendii tra le rocce scure del Sasso Nero. Le condizioni cambiano velocemente, nel tempo e nello spazio. Ora attraversiamo un’estesa “ganda” di pietra che si alterna a distese di mughi che si infilano a meraviglia tra gli sci. Un simpatico labirinto minerale e vegetale che anticipa l’approdo verso la quiete dell’alpe Roggione, l’incredibile lago ghiacciato sottostante e l’accogliente rifugio Palù. Mic