Stop eliski ed elialpinismo

Nel mio lavoro di geologo e di guida alpina utilizzo spesso l’elicottero. Questo straordinario mezzo volante ha enormemente alleviato le colossali fatiche dei montanari di un tempo e ha cambiato la vita di chi vive e lavora in montagna. Ricordo bene, a metà degli anni ‘70, quando il primo luccicante Alouette rosso, pilotato dal mitico Ueli Bärfuss, una sorta di barone rosso elvetico, raggiunse per la prima volta nella storia il rifugio Bignami in alta Valmalenco (allora gestito dai miei nonni) depositando a terra una grossa rete carica di ogni ben di dio. Da allora muli, cavalli e bipedi da soma andarono in pensione, così come le ardite squadre del soccorso alpino, ormai quasi completamente sostituite dall’eli-soccorso, una struttura perfezionata al punto da diventare una vera e propria task force d’eccellenza, capace di interventi rapidissimi anche nelle situazioni più difficili, e così efficace da far pensare che a volte sia meglio farsi male in montagna piuttosto che su una strada trafficata di fondovalle. Non va poi dimenticato l’aiuto che viene dall’alto in tutte le attività di controllo, sorveglianza e monitoraggio geologico e ambientale, e più in generale in tutti i lavori di messa in sicurezza dei versanti e di supporto all’agricoltura e zootecnia di montagna. Sull’onda dell’entusiasmo e della crescente disponibilità degli aeromobili, si è poi cominciato ad utilizzarli anche nelle attività turistiche-sportive-alpinistiche. Io stesso in passato vi ho fatto ricorso in più di un’occasione, soltanto nella mia attività professionale di guida, per raggiungere l’attacco di alcune vie d’arrampicata. Lo utilizzavo in sordina, con un solo cliente, quando l’elicottero era già di passaggio in zona per altri lavori, nei giorni feriali e per raggiungere pareti un po’ fuorimano, evitando con cura le salite più gettonate per non infastidire chi si era sudato un lungo avvicinamento dal fondovalle. Che male c’è, mi son sempre detto. Sto lavorando come tanti altri, non infrango nessuna regola, ho quindi pieno diritto di volare. Sono le feste d’alpeggio d’agosto con annesso elitrasporto di massa piuttosto che le benedizioni di croci e steli di vetta con mille rotazioni che realmente fan danno! Mi son cullato in questa finta convinzione per un po’, nella certezza che le vere attività impattanti e devastanti fossero ben altre: le cave che, imboccata la disastrosa via dell’industria e del mercato globale anziché quella dell’artigianato di pregio, fanno letteralmente a pezzi le nostre montagne; le attività speculative immobiliari, che consumano gli ultimi brandelli di suolo della mia valle; lo sfruttamento indiscriminato dei residui rivoli d’acqua a scopo di… lucro idroelettrico, simbolo ipocrita di energia pulita nonostante l’apporto infinitesimale al fabbisogno energetico del Paese; le pessime strade agrosilvopastorali che sono state costruite dappertutto, in realtà strade di servizio alle seconde case, mascherate da rotabili di supporto ad un’ormai inesistente attività d’alpeggio. Ora mi rendo conto di essermi sbagliato. Per poter sostenere con convinzione le proprie idee fino in fondo, alcuni comportamenti, seppur simbolici e non sostanziali, sono importanti. Per questo non credo sia più ammissibile salire su un elicottero per finalità alpinistiche o sportive. 
Le strade e le strutture impiantistiche esistenti lungo le Alpi sono già uno splendido aiuto per facilitare gli avvicinamenti; oltre esse, la sola energia da impiegare è quella dei nostri muscoli! Solo in questo modo potrò andar fiero nel sostenere che le montagne della Valmalenco e del Masino sono così belle e preziose perché agli occhi dei moderni frequentatori dei luoghi alti appaiono uguali a come le videro, 150 anni orsono, i viaggiatori inglesi inventori dell’alpinismo! Naturalmente sarò sempre grato al mezzo volante ogni qual volta dovrò monitorare una frana, approvvigionare un rifugio o svolgere qualsiasi attività a supporto della collettività e a tutela delle persone … Michele Comi guida alpina

 

 

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2 Commenti a “Stop eliski ed elialpinismo”

  1. Diego Agostini ha detto:

    Bellissimo pezzo Michele. A parte che è scritto benissimo, come solo tu sai fare, contiene delle riflessioni importanti. E coraggiose. Dopotutto ciò che dici va a tuo svantaggio, perché l’eliski probabilmente può essere attività di moda e fonte di introito per una guida. Però qui sta il punto. Leggendo le tue parole mi sono interrogato sul concetto di “guida”. Penso che la guida non sia solo uno che accompagna le persone in montagna, ma molto di più. La guida deve guidare, e non solo su un sentiero, una roccia, una distesa di neve fresca. Deve “guidare” nel senso pieno della parola: che è dare un senso alle cose, indicare una visione, suggerire il modo giusto per interpretare la montagna ed avere un rapporto con essa. Partendo dalla sua competenza, e dalla sua conoscenza delle cose, anche storica. Solo così possiamo pensare al futuro, costruire qualcosa che abbia un senso, o anche semplicemente conservare ciò che già c’è. In questi anni ho lavorato con molte persone in più parti di Italia per progetti che hanno coinvolto guide alpine e devo dire che con te ho capito che differenza c’è fra colui che sa portarti in montagna ed una vera “guida”.

  2. mic ha detto:

    Aggiungo ed osservo che nell’affrontare il tema si pone sempre al centro l’individuo, le sue passioni, emozioni, aspirazioni personali e professionali.
    Quasi mai si parte dall’assunto che la montagna alpina e la natura che rappresenta, oltre che delicata, non è infinita e mai come ora credo vada convintamente preservata.
    Ricorrere alla macchina volante per attività ad uso ludico-sportivo non ha nulla di adrenalinico, appartiene ad un mondo drogato dalla crescita infinita e insostenibile, rappresenta una sorta di idiozia del consumo, un addormentamento della conoscenza, che trasforma la cima raggiunta senza fatica né intelligenza in caricatura.
    Raggiunta con le proprie gambe, la vetta diventa sì un gran lusso racchiuso nel poco, anche grazie alla modernità degli attrezzi e alle strutture impiantistiche sparse ovunque che alleviano le fatiche di un tempo.
    In qualità di Guida credo che che una posizione chiara della categoria che inviti i frequentatori della montagna ad andare a piedi perché fa bene a loro e.….alla montagna non può che essere vincente nel lungo periodo, anche in funzione del fatto che le vacanze e il divertimento sono e saranno sempre di più orientate verso la riscoperta di una natura vera da raggiungere e percorrere con la sola energia dei propri muscoli.
    Non invoco divieti o crociate, mi auguro che la consapevolezza di ognuno porti nella giusta direzione.

    Michele Comi guida alpina

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