Difficile districarsi dal delirio schizofrenico e mediatico degli ultimi giorni, dopo i recenti incidenti sulla montagna d’inverno.
Forse per cominciare potremmo partire dall’abolire il termine sicurezza da ogni attività in ambiente naturale e accontentarci di tentar di comprendere un rischio che non si può azzerare ed è parte integrante della nostra passione. Esser consapevoli di cosa è il “dilettevole orrore” del camminare sull’orlo dell’abisso potrebbe aiutarci a gestire il rischio residuo e valutarne l’accettabilità o meno.
Questo è un processo lungo, laborioso e difficile, lontano da tecniche, manuali, materiali e tecnologie, che mal si combina con il nostro mondo che corre, desideroso di certezze e imperniato sulla sicurezza dovuta e pretesa in ogni nostra azione.
Michele Comi
Caro Michele,
Ho pensato a te spesso in questo periodo, ad ogni notizia sconvolgente che purtroppo con grande frequenza e’ arrivata. Ho notato che di fronte alla notizia sciagura alpina ho bisogno di sentire o pensare che la causa sia stata l’impreparazione o l’avventatezza di chi ha affrontato la montagna senza averne le capacita’. Cosi’ sono più’ tranquillo: mi spiace per loro, ma se la sono andata a cercare. Se vado con Michele sono a posto. Ma quando sento, come ultimamente e’ accaduto, che la vittima era esperta, mi vengono i brividi. Sono stato fisicamente male pensando: la sotto c’e’ finito uno come Michele. Mi rendo conto allora che non esistono due piste di ragionamento: l’insicurezza o la sicurezza, ma una sola. Il contenimento del rischio. Pensare che si possa andare in montagna in sicurezza e’ un’illusione. Pero’ si puo’ andare in montagna riducendo il rischio per quanto sia possibile.
Uma volta, quando abbiamo portato 20 persone nel canyon, ti ho chiesto di ridurre il numero delle guide. Tu mi hai spiegato che con meno guide avresti rinunciato all’incarico. Perche’? La risposta e’ stata illuminante: :\non avrei la situazione sotto controllo in caso di emergenza. Se va tutto bene non c’e’ problema, ma se qualcosa non va per il verso giusto… Aumenta il rischio\.
Questa e’ professionalita’. Non mi hai venduto sicurezza totale, mi hai solo venduto la tua competenza nel ridurre il rischio. La sicurezza dunque non e’ una premessa, e’ un processo. E di questo, chi come me non e’ un addetto ai lavori si deve rendere conto.
Fraintendere questo significa esporsi ad un pericolo ancora maggiore: quello di abbassare le difese. La consapevolezza del rischio invece ci puo’ aiutare a tenere alta l’attenzione.
Forse anche per questo la montagna e’ affascinante: non da’ sicurezze e non si lascia prendere per scontata.
Ciao e a presto
Diego